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Ho ucciso Caravaggio



Quando entri a San Luigi dei Francesi, sai già cosa ti aspetta. Se ci arrivi da Piazza Navona, hai gli occhi pieni di sole, da scaricare agli angoli di Corsia Agonale, per poi riempirli di nuovo.  Varcata la soglia della chiesa, basta percorrere pochissimi metri lungo la navata di sinistra, per arrivare davanti alla Cappella Contarelli e scoprire tre dipinti immersi nel buio. Qualche turista si avvicina ad una macchinetta, infila un pezzo da 1 o da 50 cent e la luce si accende. Sono tre i dipinti di Caravaggio: Il Martirio di San Matteo, San Matteo e l’Angelo al centro e la Vocazione di San Matteo. Immagini di rara bellezza e questo è risaputo ai limiti della banalità. L’unica barriera tra te e quei meravigliosi quadri è un insignificante parapetto di marmo. Quando i tuoi occhi incontrano quei corpi che affiorano dalla pasta nera dell’ombra, il tuo busto è li lì per scavalcare e raggiungere la tela per scoprirne i particolari, per capire con le mani com’è l’impasto del colore, per toccare il quadro, quasi con le dita.    Qualsiasi persona potrebbe scavalcare. La domanda allora nasce spontanea. Come può un paese così ricco, sotto il profilo artistico e architettonico, essere così leggero nei riguardi del proprio patrimonio, mentre altri paesi costruiscono barriere di plexiglas antiproiettile per tutelare e preservare le proprie opere d’arte? A quel punto ho deciso di provarci. Ho scavalcato velocemente il parapetto di marmo, un gruppo di cinesi mi ha guardato senza riuscire a capire; l’allarme è scattato all’istante (lo devo ammettere, l’annuncio che ne avvertiva l’azionamento immediato era un monito reale)  la mia mano però era già dentro la tasca dei pantaloni per afferrare il taglierino in metallo da 9 millimetri.

Qualcuno con una divisa di ordinanza si è avvicinato , ha cercato di farsi spazio tra la folla, ma niente, le mie mani sono state più veloci. Ho liberato il braccio di San Matteo, imprigionato per secoli dal suo carnefice con un taglio deciso. Ho decapitato l’angelo con un tocco leggero di lama, muovendomi rapidamente lungo il fianco del secondo quadro; le mani al suono della tela squarciata hanno esitato per un attimo, ma sono riuscito e finire il lavoro arrivando al volto di Cristo nell’ultimo dipinto della parete, tagliando più di metà della tela. Alla fine il servizio di ordinanza si è gettato su di me. Qualcuno deve avermi tirato i capelli da dietro, ben poco ricordo e mi sono svegliato in mezzo a un gruppetto di militari, ammanettato a dovere, con qualche taglio e le mani sporche di sangue.

“Cosa è successo”? Ho domandato. Una donna alta, con la divisa del pronto soccorso si è avvicinata piangendo e in lacrime ha urlato “ Hai ucciso Caravaggio” !!

Non è vero, lo confesso, sono un bugiardo.  Ho immaginato tutto e quello che vi ho descritto è solo un gioco di fantasia. Ma se l’avessi fatto? Basterebbe così poco per trasformare in azione qualsiasi idea, anche la più folle e rovinare tutto, senza poter tornare indietro.



P.S. Quella lama comunque, la sogno ogni notte.


di Niccolò Tabanelli

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