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Il volo di Snow


L’arte è uno sport per ricchi. L'arte istituzionale poi è puro business. Il valore dell’artista è come un'azione quotata in borsa oggi, cresce e si abbassa a seconda della moda del momento.  Quando l’arte irriverente e impopolare diventa popolare avviene un cortocircuito nella mente e nel cuore dell'artista, il monologo interiore dovrebbe essere più o meno questo:

“Con il mio lavoro, scomunico da anni i ricchi borghesi che dormono nelle loro villette a schiera, banchieri, padroni del petrolio, della politica, uomini illustri e adesso quelle persone mi pagano. Sono diventato un loro dipendente,loro i miei committenti,in una sola parola i miei padroni!”

Il pensiero che si attanaglia nella mente dell'artista di controtendenza, sedotto dal sistema dell'arte è un gap di incongruenza letale. L’incubo è di trasformarsi da animale selvaggio a una creatura addomesticata dal sistema dell’arte. L'analogia è quella di una tigre con il corrispettivo peluche venduto nella vetrina di un negozio di Toys’R’Us. Viene da chiedersi se questo sia successo anche a Dashiell alias Dash Snow, artista newyorkese scomparso nel 2009 che faceva saltare i salotti borghesi  trasformandoli in "nidi trash" di carte da parati strappate, foto di Saddahm Ussein cosparse di glitter, ready mate di teschi e vinili laccati.

"Il compito dell’arte contemporanea è di introdurre caos nell’ordine" ha detto Theodor Adorno che avrebbe sorriso probabilmente, davanti a tutte quelle pagine di quaderno ridotte in mille pezzi. Le opere di Snow catturano per la loro forza espressiva/ distruttiva. Una certa estetica derivante dalla street art e dal punk. Il desiderio di fondo è quello di bloccare l'attimo o di fissarlo mentre tutto si distrugge.

Come per diversi artisti accade poi la morte a 27 anni diventa il trampolino di lancio nel mondo mainstream dell’Arte. 

Alcune sue opere guardandole oggi però, hanno quasi il potere di cancellare il marchio della sua famiglia, una delle più prestigiose d’America che ha dato vita al Menil Collection di Huston. Vogliamo ricordarlo a 11 anni dalla sua scomparsa con queste parole:


"Ben venga il caos perchè l'ordine non ha funzionato, ben venga il silenzio perchè il rumore ci ha annoiato!Ben venga la fine perchè il tempo ormai è passato.

Un rumore di acqua,un corpo in una vasca,un messaggio

forse l'ultimo":


"Googbye, I love you...ci vediamo in un altro mondo."


di Niccolò Tabà

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